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Keshe: la cura della SLA, lo Spaceship Institute italiano e il mistero iraniano

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Una possibile via d’uscita per i malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e la nascita di un nuovo istituto spaziale caratterizzano le ultime esternazioni ufficiali della Keshe Foundation e, guarda caso, hanno entrambe a che fare con l’Italia, che è diventata anche la nuova patria della fondazione e del suo fondatore. È passato circa un anno e mezzo dall’esplosione del fenomeno Keshe, ma un certo mistero intorno all’intera vicenda permane tuttora. Per quanto tempo durerà ancora? Forse dipende proprio da noi.

 

La cura della SLA

In un video a metà fra un’intervista e un documentario (visibile in calce a questo articolo), l’Ing. Mehran Tavakoli Keshe ha presentato al pubblico e alla comunità scientifica internazionale le notevoli potenzialità della tecnologia MAGRAVS nel contrasto e nella regressione della sclerosi laterale amiotrofica, meglio conosciuta con l’acronimo “SLA”. Denominata anche Morbo di Lou Gehrig o malattia di Charcot, la SLA è una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso che colpisce i motoneuroni e per la quale, ad oggi, non sono ufficialmente note le cause né esiste una cura medica definitiva, nonostante il numero di soggetti colpiti sia crescente in tutto il pianeta.

Come già anticipato fin dal mese di agosto 2012 (vedi la mia pubblicazione sulla rivista Nexus) e, soprattutto, come illustrato in un’apposita pubblicazione rilasciata dalla Keshe Foundation sul proprio sito web, la tecnologia MAGRAVS consentirebbe di trattare i malati di SLA in maniera non invasiva, innescando nell’organismo del paziente il processo di reazione e recupero delle funzioni, fino alla completa regressione e alla guarigione definitiva. Il recupero funzionale è possibile grazie al riequilibrio dei campi magnetici che compongono gli atomi di idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto che sono alla base degli amminoacidi dell’organismo umano. Stando alle precedenti dichiarazioni di Keshe, la tecnologia MAGRAVS consente di ripristinare lo stato originale di salute del corpo umano con una metodologia di cura rapida, senza ricorso a medicinali e senza effetti collaterali, rendendo possibile anche la cura di altre malattie come la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson e il cancro.

Il summenzionato video espone pubblicamente, con grande coraggio, la vicenda e le testimonianze dirette del Sig. Massimiliano Bassan, cittadino italiano di Roma, illustrando verbalmente le varie fasi del processo di cura verso la guarigione, da una condizione iniziale di quasi totale immobilità e dipendenza dal supporto altrui, fino ad una vita pressoché indipendente e attiva. Ho provato personalmente a contattare il Sig. Bassan per poter ascoltare dalla sua viva voce lo svolgersi dell’esperienza di guarigione, ma finora non ho avuto successo. Da fonti indirette, però, ho saputo che si tratta di un imprenditore industriale malato di SLA dal 2007 che, grazie alla cura, si è recentemente ripresentato al lavoro camminando con le sue gambe, riacquistando quindi una certa funzionalità motoria grazie al trattamento Keshe. La cura applicata consisterebbe in un particolare materiale prodotto dai reattori al plasma della fondazione, in combinazione con speciali indumenti magnetici che inducono il riequilibrio dell’organismo del paziente, senza nessun medicinale, solo acqua appositamente trattata. Al momento pare che la cura sia ancora molto costosa poiché la produzione del materiale necessario richiede tempi lunghi e specifiche precauzioni.

Una nota stonata è però rappresentata dalla pressoché totale assenza di dettagli tecnici e medici a corredo della vicenda raccontata nel video, ad esempio il protocollo seguito, gli strumenti utilizzati, i cicli di applicazione, grafici che dimostrino l’evoluzione delle funzionalità del soggetto trattato o altri elementi oggettivi di riscontro: ciò non consente una valutazione approfondita di quanto riportato, lasciando il pubblico con una serie di interrogativi e dubbi purtroppo irrisolti e certamente determinanti per la credibilità complessiva della vicenda.

Come ben sappiamo, il servizio sanitario e l’industria farmaceutica non sono mai stati particolarmente aperti alle sperimentazioni indipendenti e al riconoscimento di protocolli di cura non originati e controllati dal sistema stesso. La causa è da ricercarsi negli innegabili interessi economici e di potere in gioco nel campo della salute umana, in cui ciascun paziente vale diverse migliaia di euro sotto forma di contributi, sovvenzioni, bonus e finanziamenti in genere. Un’esternazione come questa della Keshe Foundation sulla SLA è alquanto audace e ricorda molto da vicino la vicenda del protocollo Di Bella per la cura del cancro, oltre ad altre efficaci cure sistematicamente e ferocemente osteggiate dal sistema sanitario occidentale (vedi documentario “Cancro – Le cure proibite” di Massimo Mazzucco).

Oggi l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) riconosce la validità della terapia Di Bella basata sulla somministrazione di melatonina, acido trans-retinoico e somatostatina, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che la chemioterapia, uno dei tre trattamenti anticancro ufficialmente consentiti dal sistema sanitario (insieme a radioterapia e chirurgia), è cancerogena, potenzialmente generatrice di coaguli fatali del sangue ed è di ostacolo ad una serie di funzioni dell’organismo. Una completa inversione di fattori che potrebbe rappresentare un clamoroso fallimento del sistema sanitario mondiale!

L’Ing. Keshe precisa però che la divulgazione della Keshe Foundation sulla SLA non deve essere intesa come contrapposizione al sistema sanitario ufficiale, bensì come pubblica offerta di collaborazione su malattie e sindromi particolarmente debilitanti ed invasive.

Ricordo a beneficio dei lettori che il programma medico della Keshe Foundation appartiene al più vasto Spaceship Program che ha l’obiettivo di consentire la sopravvivenza umana nei viaggi spaziali. Chi volesse unirsi al programma di cura della SLA o volesse porre quesiti di sorta può scrivere alla fondazione all’indirizzo als@keshefoundation.com.

 

Lo Spaceship Institute Italiano, il trasloco della Keshe Foundation e i reattori

Il primo novembre la Keshe Foundation ha annunciato sul proprio forum l’intenzione di creare uno “Spaceship Institute” (SSI) in territorio italiano, zona Lago di Garda (l’ubicazione precisa non è attualmente disponibile). Questo rivoluzionario ente avrà lo scopo di sviluppare, entro due anni, il primo prototipo di veicolo spaziale in grado di compiere escursioni nello spazio, garantendo al contempo la sopravvivenza dell’equipaggio, dato che attualmente la più grande sfida a livello planetario non è mandare l’uomo nello spazio, bensì assicurarne la sopravvivenza e la salute per tutta la durata degli spostamenti.

Lo Spaceship Institute è stato annunciato e presentato dall’Ing. Keshe in persona nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Keshe Foundation il 31 ottobre scorso a Brescia, alla quale hanno preso parte anche il Dr. Aristide Peli (assessore alla Pubblica Istruzione della provincia di Brescia) e l’ex deputato Fabio Meroni (membro della Commissione Affari Costituzionali). Con l’apertura dell’istituto spaziale italiano, l’Italia diventa di fatto la terza nazione (con Iran e Polonia) ad entrare nel programma spaziale sviluppato dalla Keshe Foundation e basato sulla tecnologia MAGRAVS.

La fondazione Keshe ha invitato ufficialmente gli scienziati specializzati in tecnologie al plasma e in campo spaziale di tutto il mondo, in particolare quelli della Repubblica Islamica dell’Iran, degli Stati Uniti d’America, della Repubblica Popolare Cinese, della Federazione Russa e dell’Italia, ad unirsi allo SSI nella prima metà del 2014. L’obiettivo dichiarato è quello di selezionare almeno dieci scienziati di nazionalità diversa per ciascuna disciplina richiesta del programma dello SSI. L’invito contiene anche la speranza in una risposta cordiale dei governi interpellati, nonché l’ennesima esortazione a mettere da parte qualsiasi differenza e ad unirsi come una famiglia con l’intero pianeta per consentire il viaggio nello spazio dei nostri figli, poiché nello spazio non esistono confini o bandiere, ma solo l’unità del genere umano.

Gli interessanti possono inviare il proprio curriculum vitae per posta elettronica all’indirizzo ssi@keshefoundation.com oppure all’indirizzo spaceshipinstitute@gmail.com.

A quanto pare, infine, la fondazione dello SSI in Italia anticiperebbe il trasferimento di sede della fondazione Keshe sul suolo italiano.

Una piccola nota sui generatori: in base alle dichiarazioni dell’Ing. Keshe, il reattore spaziale sviluppato grazie alla tecnologia MAGRAVS sarebbe ormai pronto e in attesa di essere collaudato dagli scienziati che aderiranno allo SSI, per poi essere condiviso con il mondo intero nei prossimi mesi. Nel frattempo non ho rilevato novità sulla consegna dei circa 150 generatori domestici (dati di marzo 2013) ordinati in tutto il mondo al prezzo di 5.000 euro più spese, la cui ultima data di consegna era stata fissata dallo stesso Keshe per la metà di aprile. A fine agosto la Keshe Foundation aveva pubblicato sul proprio canale YouTube un filmato che avrebbe avuto lo scopo di dimostrare i primi (discutibili) risultati di riduzione di peso ottenuti grazie alla tecnologia MAGRAVS.

 

Il mistero iraniano

Chi avesse voglia di analizzare con spirito critico i pochi dati oggettivi finora concessi dalla Keshe Foundation sul tema dei generatori al plasma, potrà rilevare come questo tema, analogamente a tutti gli altri fin qui trattati dalla fondazione belga/italiana, non viene mai realmente esaurito né accompagnato da elementi verificabili. Poiché l’atteggiamento e la linea editoriale sono costanti e comuni a qualsiasi ambito trattato dalla fondazione e dal suo fondatore, appare sufficientemente chiaro come essi non possano che essere il risultato di una precisa scelta fatta a monte, mentre a molti potranno sembrare l’espressione di un millantatore visionario.

Di fatto, nonostante abbia trattato personalmente il tema Keshe fin dall’agosto 2012, non sono ancora riuscito a mettere insieme una serie di elementi sufficientemente validi in grado di supportare definitivamente le teorie finora espresse dalla Keshe Foundation: il contenuto delle USB key che la fondazione afferma di aver distribuito ai governi del pianeta pare sia risultato piuttosto confuso e non definitivo, mentre i famosi brevetti industriali ostentati dall’Ing. Keshe sono risultati essere delle semplici proposte di brevetto mai concretizzate. La propaganda allestita dalla fondazione consta di video, dichiarazioni e pubblicazioni, eppure tutti i contenuti da me finora consultati non hanno offerto una rappresentazione chiara dell’origine, della sostanza o degli elementi a supporto delle affermazioni rilasciate da Keshe.

Pur concordando con Massimo Mazzucco sulla molto probabile veridicità delle testimonianze in merito all’applicazione medica della tecnologia MAGRAVS, non ultima quella del Sig. Bassan, i ripetuti spostamenti delle scadenze previste per lo sviluppo dei generatori e del reattore spaziale inducono tuttora ad attendere future conferme che siano in qualche modo verificabili. Keshe appare dunque più un visionario (in senso buono, come lo era Nikola Tesla) che ha già prefigurato in sé il funzionamento della tecnologia e le sue future applicazioni in diversi campi, pur senza aver avuto finora la possibilità tecnica ed economica di renderla realmente fruibile. Un’alternativa potrebbe essere rappresentata dalla precisa scelta di rilasciare gradualmente i diversi elementi della tecnologia, forse in considerazione del fatto che l’umanità non si è ancora dimostrata pronta a ricevere una tale rivelazione né a gestire con saggezza ed altruismo il potere immenso che ne deriverebbe.

Keshe ha più volte spiegato come la tecnologia MAGRAVS sia già in possesso del governo iraniano e consentirebbe all’Iran di neutralizzare con efficacia e rapidità qualsiasi tipo di armamento moderno. Questa affermazione collima con il ruolo recentemente assunto dall’Iran nella politica internazionale e la sospetta ed eccessiva attenzione che le superpotenze mondiali hanno rivolto allo stato mediorientale negli ultimi anni. Se il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif è riuscito a strappare un accordo sul nucleare a Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania nel recentissimo summit di Ginevra, sconfiggendo le enormi pressioni contrarie di Israele e riuscendo ad ottenere una riduzione delle sanzioni, significa che la posizione dell’Iran è nettamente cambiata a proprio favore.

L’Iran, che ha sopportato attacchi informatici mirati e devastanti e che ha subito la perdita di diversi scienziati nucleari in attentati organizzati dai servizi segreti occidentali, adesso siede allo stesso tavolo delle più grandi, arroganti ed ipocrite superpotenze mondiali, le stesse che per anni hanno urlato il pericolo rappresentato dalla possibile proliferazione nucleare iraniana ma senza mai mettere in discussione l’enorme arsenale nucleare in loro possesso. L’Iran sembra aver temporaneamente vinto la smania di supremazia politica degli Stati Uniti e gli intenti bellici di Israele. Se così fosse, c’è da augurarsi che l’Iran sfrutti questa eccezionale leva politica in suo possesso per salvaguardare il mondo dalle intenzioni egemoniche delle cosiddette superpotenze e garantire un futuro relativamente pacifico al pianeta.

Lo stesso Keshe ha detto “questa tecnologia ci salverà o ci distruggerà”, probabilmente per avvertire il mondo intero che, oltre alle possibili applicazioni, c’è molto altro da rivelare e che le conseguenze delle future rivelazioni potranno risultare devastanti per l’umanità intera se non saremo pronti ad accogliere, gestire ed utilizzare questa tecnologia per il bene comune, con le necessarie dosi di amore e saggezza. A tutti coloro che nutrono una particolare curiosità verso la Keshe Foundation e la tecnologia MAGRAVS ribadisco quindi un concetto molto semplice: se noi, come singoli uomini e come genere umano, non sceglieremo di evolverci verso livelli più elevati di coscienza e di sentimento fino a dimostrarci veramente degni, probabilmente non scopriremo mai ciò che ancora rimane da rivelare e se questo potrà realmente cambiare la nostra vita futura e quella dei nostri figli.

 

Ettore Guarnaccia

 

Il video della Keshe Foundation intitolato “Amyotrophic Lateral Sclerosis (ALS)”:

 


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